Sui social, tra amici, la serie tv del momento è Squid Game! L’idea originale, tuttavia, può essere rintracciata in un manga di diversi anni fa ed in un film altrettanto datato.
Procediamo con ordine. La serie tv, composta da 9 episodi, vede un gruppo di persone destreggiarsi per la sopravvivenza. Questo già di per sé sarebbe uno stimolo alla visione del telefilm. Infatti, assistere a scene in cui i protagonisti sono in pericolo, ci mette in uno stato di piacevole agitazione, stimolando le ghiandole surrenali a produrre l’adrenalina. In poche parole, ci si concentra sulla condizione della persona che si sta guardando per ricavarne una sorta di eccitazione personale. Pur consapevoli che ciò che vediamo sullo schermo è frutto di effetti speciali, lo shock causato dalla visione del sangue, dall’udire le urla e dalla sofferenza generata, ci porta ad uno stato di allerta tipico delle reazioni di attacco o fuga. Tale atteggiamento mette in gioco la nostra stessa sopravvivenza, anche se per finta. Lo spettatore si trova dunque a vivere delle sensazioni che lo allertano, ponendolo nella posizione di chi assiste ad un dramma, pur non prendendone parte. Come già saprete, il nostro cervello talvolta ci inganna e ciò che percepiamo come reale, in fin dei conti è solo una reazione dell’encefalo. A tal proposito possiamo portare l’esempio dei sogni, prima ancora che delle allucinazioni. In queste condizioni, è proprio la macchina adibita all’elaborazione delle percezioni che ci illude con dei fini stratagemmi e noi non siamo in grado di distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
Serie tv che ci fanno essere più produttivi? E l’effetto catena?
Le serie tv, dunque, ci portano in uno stato onirico. È possibile sfruttare questo effetto per migliorare le proprie prestazioni, per caricarsi, insomma, per essere più produttivi. In questo senso, l’adrenalina fornisce una specie di boost per le attività che solitamente ci annoierebbero. L’uso consapevole di un episodio tattico di Squid Game (o di un’altra serie tv) può incentivare l’attività che faremo successivamente. Chiaramente, come tutti noi sappiamo, ci sono delle controindicazioni. Esiste una caratteristica comune agli episodi delle serie Netflix e alle le puntate delle soap opera di epoca beautifuliana. Si fa riferimento qui all’effetto catena, ovvero alla peculiarità che lega il finale di una puntata allo svolgimento di quella successiva. Così ci si ritrova svegli fino a tarda notte a seguire cosa succederà al personaggio in bilico sul cornicione o come evolverà quella situazione di stallo. I registi dei telefilm si sono specializzati naturalmente in questa operazione: proviamo a pensare agli episodi di Breakin Bad, Gotham o la più recente La Casa di Carta. Ecco in che senso si intende qui un uso consapevole delle serie tv. Se si riesce a gestire il tempo dedicato al passatempo, ci si può dare la spinta per altre attività. È come surfare sull’adrenalina!
In che senso l’idea non è originale?
L’idea dei giochi mortali è stata usata in diverse salse negli ultimi venti anni. Basti pensare alle produzioni di Lions Gate Films e Twisted Pictures con i film di Saw, l’enigmista. Altrettanto famoso è il caso di Escape Room o dei giochi con la morte di Final Destination. È possibile rintracciare alcuni esempi di questo stile horror anche in un passato meno recente con film quali The Cube e Hypercube. Naturalmente, la visione di questi film e serie tv è consigliata ad un pubblico adulto e non facilmente impressionabile. Ma bando alle ciance, Squid Game (attenzione spoiler!!!) quantomeno nella sua prima puntata e nel contest che lo accompagna, segue le tracce di un manga ben più antico: As the Gods Will, uscito nel 2011 ha dato lo spunto per la realizzazione di un film, nel Giappone di tre anni dopo. La storia è sempre quella, la bambola, la scommessa con la morte… Ma in questo caso la storia si svolgeva (pensa un po’), in una scuola!
Articolo a cura di: Dott. Demetrio Martorano